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Eventi dolorosi, traumi, aborti, emozioni negative molto spesso portano a creare una corazza, una barriera verso gli altri e anche verso sé stessi, per non voler più soffrire, per non sentire più dolore. In questo modo piano piano ci si anestetizza, si al dolore, ma anche al piacere, e se non si supera l’evento a lungo andare questo modo di porci nei confronti della vita diventa un nostro schema mentale e corporeo.
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Forse è capitato anche a te di vivere un’ emozione forte, magari negativa, che ti ha portato a chiuderti in te stessa per non soffrire.
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Un po’ alla volta scivoli in un mondo creato dalla tua mente, che ti allontana sempre più dal corpo, dalle sue sensazioni, dai suo bisogni. Il piacere può essere legato al cibo, come il piacere di assaporare un piatto che ti piace, oppure legato al contatto, che può essere una carezza, un abbraccio, oppure un rapporto intimo con chi vuoi bene. Nel nostro corpo, o meglio nelle cellule del nostro corpo, sono memorizzate emozioni, sensazioni, traumi non solo appartenenti a noi, ma anche ai nostri genitori o antenati.
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Quando siamo in pancia di nostra madre noi percepiamo i pensieri e le emozioni che vive. Siamo immersi in un ambiente protetto, caldo e accogliente che ogni tanto viene perturbato da queste onde emozionali. Il nostro inconscio e le nostre cellule memorizzano tutto e noi nasciamo già con un imprinting di vissuto. Immaginate nostra madre provare un sentimento di rabbia nei confronti del marito, perché non viene capita e viene trascurata, sentendosi sola. Il bambino riceverà esattamente questa informazione sotto forma di onde di energia, e quindi memorizzerà un’emozione di rabbia, di solitudine e di inadeguatezza nei confronti degli uomini.
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Questa memoria si depositerà nella parte inconscia e nella membrana cellulare del futuro bambino e rimarrà li, latente fino a quando non accadrà qualche cosa, come ad esempio l’incontro con un ragazzo, che farà scattare l’allarme: “pericolo uomo!”. Ne scaturiranno rabbia e solitudine, e tutto senza sapere perché ha reagito così, senza conoscere quella persona e senza aver mai incontrato altri ragazzi. Questo è solo un banale esempio per farti capire che:
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- Quello che viviamo lo immagazziniamo sotto forma di immagini.
- Viene registrato il giudizio che diamo ad un accadimento, e di conseguenza associamo un’ EMOZIONE.
- EMOZIONE che riviviamo ogni volta che ricordiamo quell’evento, lo vediamo proprio come una scena di film, e che scatena a cascata tutta una serie di reazioni fisiche.
- Ci sono MEMORIE EPIGENETICHE derivanti dal vissuto dei nostri antenati, con relative emozioni collegate (non nostre ma che viviamo come se lo fossero).
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Emozione significa “muovere fuori”. Il corpo vive l’emozione in 90 secondi, è la mente che con i ricordi, continuando a rivedere la stessa scena, alimenta le sensazioni e tutto lo stress ad esso collegata. Il corpo sotto stress entra in modalità lotta-fuga con tutta una serie di attivazioni e inibizioni fisiologiche.
Le donne portano nel loro DNA le memorie passate di violenze, di torture, di condanne, di giudizi legati alla loro sessualità e al loro fisico, che derivano da una religione patriarcale che demonizzava tutto ciò che era legato al corpo, attribuendo loro squallida nomea di meretrici che inducono al peccato, tentatrici, figlie del diavolo ecc…
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Anche se la nostra mente razionale ci sta dicendo che siamo in altri tempi, che le cose non stanno cosi, le nostre memorie cellulari affermano altro. Inoltre in tante realtà di questo pianeta avvengono ancora violenze, abusi e torture solamente per il fatto di essere nate donna. Da tutta questa premessa la donna inconsciamente e a volte consciamente si ritrova a reprimere la sua natura, la sua sessualità, a coprire il corpo, a giustificare violenze e quindi a non VIVERE ciò che è, a non nutrire quel seme che la porta ad esprimere pienamente il meraviglioso FIORE che è.
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Se tutto questo risuona anche in te sappi che è possibile ritrovare il benessere emozionale e fisico. Fare pace con il proprio corpo e con le proprie emozioni è il primo passo per dare nutrimento a te stessa e ritrovare la gioia di essere pienamente e consapevolmente TE!
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– Antonella Aruna
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